Esempi pratici del modello di Charles Duhigg.
È probabile che, a un certo punto della tua vita tu voglia cambiare alcuni aspetti del modo di fare le cose. Questo può valere per la sfera personale così come per quella professionale.
Capire come funziona il nostro cervello per modificare il comportamento è un buon inizio per darsi le migliori possibilità di successo nel cambiare le abitudini che non ci piacciono più o per impararne di nuove.
Cosa sono le abitudini?
Le abitudini sono comportamenti automatici che ci permettono di fare molto di più che se dovessimo pensare a tutto ciò che facciamo. Circa il 70% di ciò che facciamo è automatizzato in questo modo.
Tempo fa ho sentito un audio di “The Power of Habit: Why We Do What We Do in Life and Business” di Charles Duhigg e ci sono un paio di concetti di questo libro che vorrei condividere con te.
Duhigg dice:
“Habits are the choices that all of us deliberately make at some point, and then stop thinking about, but continue doing every day.”
“Le abitudini sono le scelte che tutti noi facciamo deliberatamente ad un certo punto, e poi smettiamo di pensarci, ma continuiamo a fare ogni giorno”.
Il cervello è come se mettesse un pilota automatico e continuasse a ripetere quel tipo di azione senza realmente metterci l’attenzione.
Il motivo scientifico è che il cervello decide che quella azione è secondaria e che quindi non ha bisogno della massima attenzione e si mette in modalità automatica per salvare energie.
Innanzitutto, è importante distinguere tra l’intenzione di adottare una nuova abitudine o di raggiungere un obiettivo e il piano per farlo. Ogni anno, intorno al primo gennaio, la maggior parte di noi ha intenzioni molto chiare, ma piani piuttosto vaghi.
Concentrarsi sulla creazione di una nuova abitudine forma nuove reti neurali nel cervello e offre le migliori possibilità di radicare il comportamento come abitudine.
Charles Duhigg propone un processo in tre fasi per creare o modificare le abitudini; il processo prevede lo sviluppo di un piano che contiene uno spunto, una routine e una ricompensa.
Il bottom line qual è? Come prima cosa avere chiaro qual abitudine vogliamo cambiare.
Secondo, identificare qual è lo spunto che ci fa partire in automatico, perché è da lì che dobbiamo consapevolmente cambiare l’abitudine.
Un esempio che riguarda la sfera professionale potrebbe essere:
- Il tuo spunto
Le abitudini sono innescate da spunti, ovvero da segnali che ci dicono di agire in un certo modo. Per creare una nuova abitudine, dobbiamo anche creare uno spunto: qualcosa che ci dica di fare il passo successivo. Lavorare sullo spunto ci aiuterà a creare o interrompere un’abitudine.
Ad esempio, vuoi entrare maggiormente in contatto con il team.
Puoi decidere di dedicare 10 minuti ogni mattina a passeggiare per l’ufficio, invece di sederti subito alla scrivania a scrivere le prime e-mail.
Il tuo spunto potrebbe essere appendere la giacca: è in quel momento che inizi la tua passeggiata.
Individuare un buon spunto può essere fondamentale.
Un metodo che si è dimostrato efficace è quello di creare “catene di comportamenti” utilizzando le routine che stai mettendo in pratica ora invece di cercare di contrastarle. (Appendere la giacca è il tuo comportamento attuale, che ora è collegato al nuovo comportamento di camminare e parlare con il team).
Sperimenta diversi spunti fino a trovare quello, o più di uno, che funziona per te.
- La routine
Definisci i passi da compiere: le azioni che stai cercando di trasformare in abitudine.
I primi tempi potresti inavvertitamente programmare delle riunioni o altri appuntamenti nel lasso di tempo che hai deciso di dedicare alla tua nuova abitudine. Il consiglio è quello di bloccare questo tempo in agenda per evitare distrazioni.
Cambia la tua narrazione!
Se il tuo pensiero è stato “Avrò più conversazioni informali con il team”, cambialo in: “Se cammino per l’ufficio almeno tre mattine alla settimana, allora parlerò con il team in modo informale”. Tutto un altro effetto, vero?
- La ricompensa
Questo aspetto è importante per trasformare il nuovo comportamento in un’abitudine. Ed è probabilmente il motivo per cui la semplice ripetizione non funziona.
Le ricompense devono avere alcune caratteristiche fondamentali; più lo spunto innesca anche il desiderio di ricompensa, più è probabile che si riesca a incorporare il nuovo comportamento.
La ricompensa legata a una maggiore connessione con il team potrebbe essere una migliore comprensione di ciò che accade in ufficio e un maggiore senso di gestione. L’anticipazione di questo senso di aggregazione potrebbe essere l’elemento che mantiene la nuova routine.
Come spesso accade alla base del cambiamento ci sono forza di volontà e convinzione, due tasselli fondamentali per rimodellare quello che non ci piace di noi e trasformarci nella nostra versione migliore.
Vedi perché insisto? Si torna sempre all’auto-conoscimento!